Sta facendo discutere la decisione presa dall’editore di Roald Dahl (in accordo con gli eredi) di censurare in molte sue opere parole che, oggi, vengono ritenute non corrette (grasso, brutto, nero, ad esempio).

Lo ha rilevato il Telegraph in un articolo dal titolo eloquente: “The rewriting of Roald Dahl”. Difatti, le edizioni più recenti delle opere del celebre scrittore gallese di libri per l’infanzia sono state pubblicate con termini più neutri rispetto alle prime. Non è certo un caso ma un’operazione editoriale della Puffin (appartenente al colosso editoriale Penguin Books) ideata e attuata allo scopo di eliminare o addolcire ogni riferimento al genere, alla razza e al peso. Insomma, “correggere” termini che potrebbero risultare offensivi per la sensibilità di oggi. E far risultare le opere ancora più appetibili soprattutto sul mercato americano (più sensibile di altri a tutto ciò).

Potremmo forse parlare di cancel culture, o censura.

Per quanto mi riguarda, già trovo deformanti le traduzioni ‘attualizzate’ di grandi classici del passato, figuriamoci questa iniziativa. Mai mi sognerei di autorizzare una rivisitazione in tal senso di opere che meritano rispetto così come sono state ideate, in quel determinato contesto storico che è, peraltro, oggettivamente incancellabile.

Anzi, qui alla Intra, quando l’autore è un classico straniero si tende a recuperare proprio la traduzione italiana dell’epoca: quella che lo ha fatto conoscere, in un determinato contesto storico e linguistico. L’opera è quella: non possiamo usare il teletrasporto per adeguare ad un ipotetico comune sentire moderno opere e autori nati, vissuti e produttivi in epoche ben diverse.

Questa sorta di eugenetica letteraria potrebbe presto portare a drammatiche e imbarazzanti forme di escalation, anche in ambiti attigui come la musica. Pensate al Battisti-Mogol di “Emozioni” privato della possibilità di guidare a fari spenti nella notte per vedere se poi è tanto difficile morire.

“The rewriting of Roald Dahl”

“Censoring Roald Dahl proves the ‘culture war’ is total surrender by the Right”


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