Si criticano gli avvocati per lo stile delle loro arringhe (e non solo), e poi si deve vedere applicato uno stile “da romanzo” ad un provvedimento giudiziario? Scelte entrambe sbagliate, ma oggi mi occupo della seconda.

“In attesa dell’atteso ed osannato turismo crocieristico, l’Italia per alcuni giorni scopre altri esotici viaggi alla volta di Crotone e dintorni”. 

Questo è l’incipit dell’ordinanza emessa ieri per convalidare i fermi di due dei tre presunti scafisti del naufragio di Crotone: Sami Fuat, 50enne turco e Khalid Arslan, 25enne pakistano. Che poi così prosegue:

“Nel frattempo immarcescibili e sempre più opulente organizzazioni criminali turche (nel caso in specie, tuttavia, emergono appendici strutturali pakistane) brindano all’ultima tragedia umanitaria (il disastroso terremoto che inghiottiva parte della Turchia e della già martoriata Siria) che regalerà ai loro traffici ulteriori miriadi di disperati, disperati disposti a tutto pur di mettersi alle spalle un crudele presente ed un ancor più fosco futuro. Nel frattempo ha trovato tragica epifania quanto già in tante occasioni sfiorato e preconizzato”. 

Lo sbarco sulle coste calabre “non può essere ritenuto frutto di un accordo tra 4 amici al bar che, imbattutisi per caso fortuito in almeno 180 disperati, decidono di affrontare i pericoli del mare per speculare sul desiderio di libertà dei disperati”.

E infine:

“Lungi dall’ergersi alla Cassandra di turno, chi scrive, gravato dagli orrori dell’ultima mareggiata pitagorica, si accinge a vagliare l’ultimo fermo disposto in materia di immigrazione clandestina. (…) Diversamente dal consueto, il caso di specie registra decine di vittime, vittime di un destino sordo alle loro speranze e di uno stato di necessità non altrimenti fronteggiabile se non alla mercé di disperati viaggi della speranza”. 

Poi, solo poi, il gip inizia a parlare delle “condotte contestate ai singoli indagati”.

Dal punto di vista linguistico-retorico, le scelte del GIP non sono corrette. Il contesto e la finalità non possono richiedere lo stile adottato, necessitando invece di asciuttezza e certo non di una narrazione che preveda l’uso di linguaggio figurato, tanto meno di sarcasmo. Il provvedimento dovrebbe esclusivamente basarsi su un corretto ragionamento logico-argomentativo, essenziale dal punto di vista linguistico-retorico e fondato dal punto di vista giuridico.

Lo stile adottato (nella premessa del provvedimento, ma non solo) è dunque certamente più affine a quello giornalistico (una sorta di articolo di fondo) o narrativo puro (un romanzo su questo dramma dei nostri tempi). Ma al GIP non è stato chiesto di esprimere opinioni e spiegare la sua visione del mondo. È stato chiesto solo di emettere un provvedimento a fronte di una valutazione tecnica.


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