Il titolo, lo so, vi sembrerà poi fastidioso, ma è assolutamente adeguato per descrivere quanto una donna può essere capace di accettare finanche la propria morte pur di ‘proteggere’ un uomo o i figli o, semplicemente, di non accettare la realtà. E questo mi sembra ancora più paradossale del titolo scelto.

Veniamo ai fatti. A Bologna, nel 2021, una ginecologa muore (22 giorni dopo la suocera) e oggi in carcere finisce il marito (altro noto medico) con l’accusa di averla avvelenata perché d’ostacolo alla sua relazione extraconiugale. Dall’ordinanza di custodia cautelare emerge che la donna la scopre nel 2019; da quel momento, comincia ad accusare malesseri e, da subito, “sospetta che il marito le somministri a sua insaputa sostanze tossiche”. Dato confermato da alcuni esami che confermano la presenza nel suo organismo di ansiolitici che non aveva mai assunto. 

Nonostante tutto, nonostante perfino la dottoressa da cui era andata le avesse consigliato di denunciare il marito, la donna impose a tutti il silenzio, affidando i referti ad un’amica. Lo fece, si legge, “perché non voleva rovinare la carriera del marito, ma soprattutto per il bene dei figli, così da preservarne il rapporto con loro padre”. Morirà, alla fine, dopo aver bevuto del vino pieno di sedativi.

Un contesto ed una ricostruzione che, se vere, ci consegnerebbero una storia folle, da qualunque punto di vista la si guardi. E più di un paradosso*.

*Paradosso: affermazione, proposizione, tesi, opinione che, per il suo contenuto o per la forma in cui è espressa, appare contraria all’opinione comune o alla verosimiglianza e riesce perciò sorprendente o incredibile. 

Foto: Open.


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© Gianluca Sposito