Guardate cosa hanno combinato con la campagna di promozione del nostro Paese chiamata “Open to meraviglia”:

– mancata registrazione del nome a dominio “Open to meraviglia” (subito accaparrato da società di marketing);

– utilizzo, nello spot, di immagini stock, scaricabili gratuitamente o a costi ridottissimi, online;

– utilizzo, in particolare, di immagini riprese in Slovenia da un regista francese freelance olandese e distribuite sulla piattaforma di video stock Artgrid;

– traduzione grossolana, sul sito della campagna, di alcune parole e città (ad esempio, Camerino che diventa “Garderobe” – ‘guardaroba’…);

– utilizzo di parola (‘meraviglia’) di difficile pronuncia da parte di soggetti stranieri (per via del gruppo consonantico gi-elle), soprattutto di lingua inglese – in sintesi, poco efficace, come avevo subito segnalato);

– individuazione di numerosi profili fake dei followers della campagna su Instagram, con commenti-fotocopia di elogio;

‘ringraziamento’ pubblico dell’agenzia pubblicitaria, con tanto di pagina intera acquistata sul Corriere della Sera (sostanzialmente dicendo a tutti: “Siete voi a non capire”…);

– precisazione, dopo alcuni giorni dalla presentazione, che – attenzione – non si tratta della campagna definitiva ma della “presentazione dell’idea creativa”;

– costo per campagna: 138.000 euro deliberati dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri (con affidamento diretto ad agenzia pubblicitaria, perché 2.000 euro sotto la soglia che impone una gara).

Lo spot è scomparso dal sito ufficiale dell’Esecutivo:

https://www.governo.it/it/articolo/open-meraviglia-presentata-la-campagna-del-ministero-del-turismo/22424

https://www.open.online/2023/05/11/open-to-meraviglia-spot-sito-governo-costo/

C’è chi dice che comunque se n’è parlato, quindi è stato efficace.

Non credo affatto sia così: non conta quanto se ne parli ma come se ne parli.

Male, molto male.


No AI Text – Testo realizzato senza l’ausilio di Intelligenza Artificiale / AI text generator


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© Gianluca Sposito