“Mi pare che ci siano gli elementi per trovarlo colpevole: non si va ad ammanettare uno nel cuore della notte se non ci sono delle buone ragioni. Il personaggio non mi è mai piaciuto. E non mi piaceva il suo Portobello: mi innervosiva il pappagallo che non parlava mai e lui che parlava troppo, senza mai dare tempo agli altri di esprimere le loro opinioni. Non mi piaceva neppure il modo con cui trattava gli umili: questo portare alla ribalta per un minuto la gente e servirsene per il suo successo personale era un po’ truffarla. Il successo ottenuto così si paga”. 

A scrivere così non è un odierno hater qualunque, sulla lavagnetta di quel centro di prima accoglienza di frustrati che spesso è Facebook. È invece Camilla Cederna su La Domenica del Corriere il 2 luglio 1983 (p. 8) a scrivere quello che è un vero e proprio manifesto del pregiudizio, con lo spavaldo uso di un ragionamento circolare (“non si va ad ammanettare uno nel cuore della notte se non ci sono delle buone ragioni”) e con l’aberrante livore finalmente dichiarato, che da solo è in grado di giustificare qualunque cosa. (Tratto da Gianluca Sposito, “Prima di giudicare. Stereotipi e pregiudizi in dieci grandi processi, 2020, p. 119).

40 anni fa (il 17 giugno 1983) Enzo Tortora veniva arrestato. Un duro colpo per la logica, la giustizia e soprattutto un innocente.

Venerdì 16 giugno, a Pesaro, ne parlerò assieme ad altri ospiti.

Per non dimenticare mai.

Ingresso libero.

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