Nell’ordinanza del giudice che dispone i domiciliari per il guidatore della Lamborghini che nell’impatto con la Smart ha causato la morte del bambino di 5 anni si fa riferimento ai primi rilievi: la vettura, immediatamente prima dell’impatto, viaggiava a 124 chilometri orari. In città, guidata da un soggetto poco più che ventenne: proprio da quello che nei video tanto seguiti su YouTube faceva scempio dell’intelligenza umana.

A prescindere dalle valutazioni tecnico-giuridiche che seguiranno, possiamo però già ora legittimamente chiederci se non sia effettivamente corretto impedire l’utilizzo di auto così potenti a soggetti giovani e con poca esperienza.

Quanto, invece, alla limitazione dei contenuti su YouTube e social vari, al di là di possibili e concreti incitamenti alla violenza e a delinquere (che sono già penalmente perseguibili), occorre fare attenzione: per quanto la stupidità di chi crea o semplicemente condivide certi contenuti possa talvolta portare (indirettamente) a situazioni estreme come questa, non possiamo generalizzare e non possiamo pensare a strumenti che ci consentano di selezionare adeguatamente ciò che va bene da ciò che non va bene. Perché ci manca un metro di misurazione adeguatamente oggettivo, che non sia una censura preventiva, strumentale e nelle mani di censori a loro volta magari incensurabili.

Preoccupa, certo, un contesto social-virtuale in cui ci sono centinaia di migliaia di persone che seguono stupidamente degli stupidi. Garantendo loro un reddito, emulandone talvolta i comportamenti, e richiedendo loro ulteriori sforzi produttivi di stupidità – sì, perché anche la stupidità porta dipendenza.

Preoccupa che ci siano dei genitori pronti a tutelare i propri figli ad ogni costo.

Preoccupa che ci siano dei genitori incapaci di fornire a quei figli modelli culturali e comportamentali equilibrati.

Nuvole nere all’orizzonte, e non sarà certo una censura a sgombrare il cielo.

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© Gianluca Sposito