Da autore e soprattutto da editore, di Kundera sono stato sempre invidioso del titolo dato al suo capolavoro. “L’insostenibile leggerezza dell’essere”: forse il più famoso ossimoro della letteratura.

Un ossimoro, cioè una figura retorica, realizzato attraverso l’accostamento di parole originariamente contrapposte per significato o ambito, che non dovrebbero teoricamente convivere. E invece ecco come l’accostamento delle parole “insostenibile” e “leggerezza” crea un cortocircuito semantico: è allo stesso tempo attraente e straniante, portando con sé l’incapacità di comprenderne al volo il senso e il desiderio di scioglierne il mistero. 

Nessuno è sicuro di aver capito cosa il titolo voglia dire, neanche una volta che, finalmente, abbia letto il libro. E allora continuo ad invidiarlo.

Immagine: Max Ernst, Les Pléiades (1920) – Copertina dell’edizione Adelphi de L’insostenibile leggerezza dell’essere.



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© Gianluca Sposito