In questa settimana la Commissione di Controllo della Camera dei rappresentanti USA ha ascoltato alcune testimonianze di ex agenti e veterani dell’intelligence dell’Aeronautica statunitense. Secondo i dati raccolti dall’ufficio avvistamenti Usa, solo l’anno scorso, i fenomeni “anomali” denunciati sarebbero stati oltre seicento (ora si usa l’acronimo UAP, “fenomeni aerei non identificati” – Unidentified Aerial Phenomena).

Vi è di più: secondo queste preziose fonti interne, gli Stati Uniti sono in possesso di “astronavi aliene” e hanno rinvenuto “resti biologici non umani” nelle aree in cui le astronavi si sono schiantate.

Dopo pandemie e guerre, ci siamo: ecco gli alieni. Ma cosa significa ‘alieno’? Il termine (dal latino ‘alienus’ col vario significato di «appartenente ad altri, straniero, estraneo, avverso») assume diversi significati in funzione del contesto di riferimento. In generale, indica una qualunque cosa o soggetto estraneo all’ambiente di riferimento.

Benefici dall’arrivo di ‘alieni’ pacifici sul nostro pianeta? Uno su tutti: il non essere uguali a noi nelle sembianze (ipotesi alquanto difficile) inciderebbe anche sul concetto di diverso (e su quello, metaforico, di ‘alieno’). La necessaria accettazione di alieni diversi da noi potrebbe addirittura farci superare dibattiti di genere talvolta inutili e fastidiosi. Insomma, rappresenterebbe un bell’allargamento delle nostre prospettive, anche socio-linguistiche: l’abbandono dell’alieno come metafora della diversità. Insegnandoci, forse definitivamente, che essere ‘diversi’ significa essere unici nel proprio genere e non necessariamente avversi o alternativi.

Divertiamoci anche a pensare, dunque, ad un futuro molto ‘diverso’, dove un talk show o un Sanremo assomigli sempre di più al bar di “Star Wars”: Achille Lauro Rosa Chemical e saranno solo dei ricordi sbiaditi.

Grazie agli alieni saremo meno diversi.



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© Gianluca Sposito