Uno dei casi più clamorosi riguarda la nota cantante Emma, che durante il concerto del Primo Maggio ha letto una poesia attribuita a Virginia Woolf (1882-1941), celebre scrittrice britannica.

Poesia che inizierebbe così: “Qualunque cosa succeda, resta viva. Non morire prima di essere morta davvero”. Poesia che, però, la Woolf (peraltro suicidatasi) non ha mai scritto. Non solo: poesia totalmente diversa dagli argomenti trattati dalla Woolf e dallo stile della Woolf (che non è certamente melenso come quello della poesia). Poesia, insomma creata da qualcun altro e erroneamente o volutamente attribuita alla Woolf, e poi circolata tramite social. Social nei quali le fonti si disperdono, e qualunque fonte può diventare credibile, consolidando anche il falso. Sì, perché il ‘navigante’ legge e dice: “Bella!”. Mica si chiede altro? E condivide, spesso anche solo per far bella figura (vuoi mettere condividere una frase poetica, addirittura una “poesia di Virginia Woolf”?).

Una volta Renzo Arbore, nel suo celebre programma “Indietro tutta”, era solito ironizzare dicendo “è vero, l’ha detto la televisione”, e invitando i suoi ospiti a non dubitare, anche delle cose più assurde. Oggi diciamo: “è vero, l’ho letto su Facebook” o altro social, o più genericamente “su Internet” (fonte suprema del sapere moderno).

Fino al paradosso: far circolare pensieri non solo falsi, ma addirittura attribuiti a personaggi che magari erano anche già morti prima del fatto che avrebbero commentato e che compare però in meme poi divenuti virali…

Insomma, cambiano i mezzi ma non gli interpreti. E questo è grave, perché vuol dire che non c’è stata alcuna evoluzione della specie.

Come ebbe a dire Giulio Cesare, “Non dobbiamo aver paura che dei social” (condividete, condividete…).



No AI Text – Testo realizzato senza l’ausilio di Intelligenza Artificiale / AI text generator


Articolo visibile anche su: LinkedIn, Facebook, Retoricamente, Visiones


© Gianluca Sposito