Ecco il ‘logo’ della Cucina Italiana candidata per il riconoscimento e la protezione quale “bene immateriale dell’umanità”.

Come editore mi confronto quotidianamente con scelte grafiche, estetiche e comunicative in genere. Oggi mi è invece capitato sotto gli occhi il progetto italiano. Come per la campagna del Ministero del Turismo “Open to Meraviglia” (ve la ricordate la Venere-influencer?) anche in questo caso sono coinvolti ministeri, dell’Istruzione e del Merito e quello dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare (e delle Foreste).

Il progetto grafico è stato curato dagli allievi della Scuola della Medaglia dell’Istituto Poligrafico Zecca dello Stato (lode sempre e comunque a chi si impegna), poi però accolto per rappresentare la proposta italiana all’Unesco e presentato in pompa magna da ministri, viceministri, sottosegretari, direttori di museo, amministratori delegati, ecc.

Dubbi? Anzitutto, tecnicamente non si tratta di un ‘logo’ ma di una ‘illustrazione’ – e questo potrebbe essere un primo grave errore (perché un logo deve essere evocativo ed essenziale, e dunque facilmente memorizzatile, cosa che questa illustrazione non è). Quanto, poi, ai contenuti, non si è voluto evidentemente scontentare nessuna delle regioni (c’è di tutto), prestando il fianco però anche a facili luoghi comuni (nella ‘padella’ ci hanno fatto finire davvero di tutto… dai pomodori a Giuseppe Verdi e al Colosseo).

Insomma, non ci vedo risultati congrui con le esigenze di rappresentare un Paese e un suo ambito così forte e variegato. Molte figurine stereotipate, e nessuna potente astrazione di sintesi che sappia restare impressa in chi la vede.



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© Gianluca Sposito