E ora parliamo di Michela Murgia, della sua morte e degli odiatori-roditori: sì, quelli che – nascosti come i topi solo perché coperti dall’apparente anonimato di video, tastiera e social di turno – pensano di poter ‘mordere’ a piacimento, portatori di un veleno sociale che purtroppo scorre a fiumi anche nella realtà di cui sono solo una propaggine.

Michela Murgia, in vita e in morte, è stata un bersaglio prediletto. A prescindere, spesso, dai contenuti del suo pensiero: semplicemente per quello che era (genere, aspetto ecc.) e per la determinazione nell’esprimere il proprio pensiero.

Stiamo parlando di insulti alla persona con epiteti violenti, frasi sessiste, attacchi all’orientamento sessuale (“scrofa”, “ti dovrebbero stuprare”, “cessa schifosa”, “più larga che alta”). Parole che mai entravano nel merito delle idee espresse ma prendevano la scorciatoia dell’insulto ignobile. Insomma, elementi e modalità che – nel mondo del diritto – non possono essere ritenuti coperti dal diritto di critica. 

Come dice ora Alessandro Giammei, insegnante di letteratura italiana a Yale, una delle persone a lei più vicine, che ora si occupa dei diritti e delle questioni letterarie della scrittrice: «Nessuno dei suoi haters conosceva lei e le sue opere perché se l’avessero letta non l’avrebbero odiata. Potevano odiare solo il suo genere, il suo peso, la sua voce».

Nel 2019, quando gli odiatori-roditori erano divenuti davvero fastidiosi, Michela Murgia, assieme al suo legale, decide di rispondere. E lo fa con concretezza, non inseguendo chimere (condanna penale) ma quello che più può far male agli odiatori-roditori: cause civili per il risarcimento del danno. Che, poi, puntualmente, si chiudevano nella quasi totalità dei casi con lettere di scuse, offerte di risarcimento poi devoluto ad associazioni di volontariato su indicazione della Murgia ecc.

Decine lettere di scuse pervenute alla scrittrice e al suo legale, ma solo quando gli odiatori-roditori temevano di dover mettere mano al portafogli. Patetiche lettere del tipo (segue testo reale): 

“Chiedo scusa alla Sig.ra Michela Murgia per le offese pubblicate su Facebook il …, non era mia intenzione offenderla, perché fino ad una settimana fa non conoscevo nemmeno la sua persona. Mi sono lasciata trasportare da un clima sbagliato in un momento di vulnerabilità. Ho capito che non sono capace di gestire Facebook e le mie parole non erano indirizzate a Lei. Trovo tremendo che altre persone abbiano scritto delle volgarità”.

Che ignobili odiatori-roditori… Ma è giusto così: esistono e vanno sempre affrontati. Laddove è sufficiente, con adeguate risposte; laddove non basta, con una bella azione civile. 

Gli odiatori-roditori non devono avere via di scampo. Del resto, ricordate cosa significa l’espressione “fare la fine del topo”? Morire intrappolati in un luogo chiuso.



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© Gianluca Sposito