Polemiche sempre più accese sulla presenza di un magistrato (Apostolico) ad una manifestazione. Fatto non nuovo e, ove mai confermato, problema vecchio (Giorgianni che arringa i no-vax, ad esempio): si può e si deve pretendere, da chi svolge determinati ruoli, uno stile di vita più sobrio e meno partecipativo?
Mettiamo qualche altro brandello di carne sul fuoco: negli ultimi mesi ho letto, su più di un quotidiano locale (di varie parti d’Italia), di magistrati presenti a matrimoni, cene, feste esclusive, con frequentazioni politiche e imprenditoriali di rilievo (anche se solo in ambiti provinciali). Amico e ospite di quel politico o di quell’imprenditore, “il magistrato” non è sempre un monaco di clausura, così come non è un essere privo di propri pensieri. Anche se poi deve indagare o giudicare su quello che qualche tempo prima è stato suo commensale o anche più.
Tuttavia, credo che evitare, concretamente, frequentazioni degli ambienti politici e imprenditoriali lo renderebbe ancora più sereno, ed eviterebbe – in casi, per carità, meramente ipotetici… – imbarazzanti accostamenti o ancor più imbarazzanti pressioni.
E, magari, vivere anche in città diverse da dove si esercitano certe funzioni, aiuterebbe “il magistrato” ad evitare ogni tentazione di essere come gli altri. Perché non lo è: nel bene, e nel male.
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© Gianluca Sposito