“È una scelta disumana tenere in vita così la bambina. Che ipocrisia darle la cittadinanza”

“Portare in Italia la piccola Indi, affetta da una malattia gravissima e da feroci sofferenze, senza alcuna speranza di miglioramento, sarebbe stato un atto di vero accanimento terapeutico. Condivido la scelta dei giudici inglesi. Non stiamo salvando una bambina da una guerra o da una pericolosa epidemia, ma vogliamo strapparla a uno degli ospedali pediatrici migliori del mondo, dove eccellenti medici hanno decretato che tenerla in vita attaccata a delle macchine è disumano”.

Così Lorenzo D’Avack, ex presidente del Comitato di bioetica, oggi su la Repubblica. E io sono perfettamente d’accordo con lui. Occorre infatti ricordare che, se i medici dell’ospedale di Nottingham autorizzassero il trasferimento di Indi Gregory in Italia, per lei ci sarebbe un posto pronto al Bambino Gesù, nel centro dove vengono ospitati i bambini che hanno bisogno di cure palliative, cioè le cure destinate ai pazienti che non possono guarire dalla loro malattia. Perché i sanitari dell’ospedale romano non hanno mai messo in discussione quanto accertato dai colleghi britannici: la patologia che ha colpito Indi è una malattia mitocondriale il cui esito è, tragicamente, scontato. Se la bambina arriverà a Roma naturalmente si eseguiranno nuovi approfondimenti diagnostici, come è doveroso, ma il quadro clinico appare già sufficientemente chiaro. E gli esperti del Bambino Gesù sono intenzionati ad operare in continuità con i trattamenti terapeutici adottati fino a oggi dagli inglesi.

Tuttavia, la vicenda è stata sino ad ora trattata in modo scorretto, sia da parte del mondo politico, che da parte della stampa. È stato descritto un atteggiamento disumano o quanto meno indifferente dei sanitari e delle autorità inglesi; e la mossa della cittadinanza italiana concessa d’urgenza cavalca l’emotività collettiva, facendo volutamente pensare agli Italiani: “che carogne, questi inglesi! Facciamola venire qua, che noi la sappiamo curare e guarire”.

Pur nella comprensione dell’immane dolore che possono provare quei genitori, occorre riflettere con molta attenzione anche sull’immane strumentalizzazione che è in corso.


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© Gianluca Sposito