“Dentro a questi copioni di ‘bravissimo ragazzo obbediente’ non si è costruita quell’autonomia e quella competenza di sé che ci fa capire chi siamo. Tanto che un ragazzo può pensare di essere sé stesso solo se legato a un’altra persona. Da questo consegue una paura tremenda, una disperazione spaventosa nel perdere il legame d’amore. E questa massa di sentimenti esplode poi in rabbia perché non si stare in contatto con la propria tristezza. Si tratta di analfabestismo emotivo”.

Così lo psicoterapeuta Alberto Pellai oggi su Repubblica. Poi, questa mattina, la notizia dell’arresto del ‘bravo ragazzo’, assassino in fuga e non suicida.

Occorre educare in modo evidentemente diverso, sia a casa che a scuola. Credo che le responsabilità siano plurime. Invocare ergastolo o pena di morte non risolverà mai il problema e non fermerebbe comunque un “bravo ragazzo” così incapace.

Meno fiaccolate e manifestazioni, e più riflessioni serie su educazione e sostegno psicologico (a genitori e figli).


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© Gianluca Sposito