1. Scurati è stato davvero censurato per un monologo che poteva infastidire il potere? (E perché, allora, invitare proprio lui, la cui opinione è piuttosto nota?)

2. Scurati è stato escluso per ragioni economiche, perché ha preteso troppo? (E perché, visto che ha chiesto quello che è stato chiesto e concesso anche ad altri scrittori?)

3. Scurati è stato escluso per ragioni puramente editoriali, perché la sua presenza avrebbe indirettamente pubblicizzato, sulla Rai, la serie tv tratta dal suo libro e di imminente uscita su Sky? (E perché, ripeto, invitare proprio lui, visto che è risaputa l’uscita della serie?)

Insomma, come vedete, la vicenda può avere tanti risvolti e verità soggettive.

Invece, io vorrei riflettere su un altro aspetto: perché, per celebrare il 25 aprile su una rete nazionale del servizio pubblico, uno scrittore già noto deve farsi pagare (ha ammesso lui stesso l’importo concordato) per un monologo (peraltro neanche troppo lungo)? Per quanto possa essere legittimo richiedere un compenso, e lecito pagarlo, trovo inopportuno che questo avvenga soprattutto in un contesto di servizio pubblico e di celebrazione di una festa nazionale, quella della Liberazione.

Perché, vedete, liberi o non liberi dalla censura, di certo non lo saremo mai dal Dio denaro e dall’ipocrisia.  

Foto: ©2024 Corriere.it



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© Gianluca Sposito