L’osannato “Povere creature!” di Yorgos Lanthimos è stato sopravvalutato? La confezione è di indubbia qualità – fotografia, scenografia e prestazioni attoriali, soprattutto. Ma la storia?

La storia è tratta dal romanzo del 1992 di uno scrittore scozzese, Alasdair Gray: una giovane donna incinta si suicida, un medico faustiano potrebbe riportarla in vita, ma decide di rispettarne la volontà suicidaria. Per non dissipare l’occasione di servire il progresso scientifico, trapianta il cervello del feto morto nella testa della madre: per Victoria, ora Bella, la vita ricomincia daccapo, nel segno di un’asincronia tra soma e psiche, una psiche però priva di inconscio. La neonata Bella nel corpo della neo-morta Victoria compie rapidi ‘progressi’ e sembra impermeabile a molte cose che le stanno intorno, mossa implacabilmente da una curiosità sessuale istintiva che domina il film e le scene, costruite sostanzialmente intorno a questa esigenza. 

Anche il linguaggio che caratterizza i dialoghi mostra assoluta sottomissione alla finalità di rappresentarci un essere (ancora?) umano che vive in modo animalesco, radendo a zero sovrastrutture e differenze sociali, di cultura, di religione e di sesso.

Bella, senz’anima e inconscio, finisce col diventare da essere animato per pietà ad essere libera e dominatrice.

Il punto di riferimento dell’autore del libro, Gray, era la mortificazione e mostrificazione delle donne isteriche nell’Ottocento, ingabbiate in case e convenzioni alienanti. L’“Isteria”, del resto, è una malattia inventata che per molti anni è stata usata per ostacolare, imprigionare o patologizzare la condizione femminile.

Il film vorrebbe, dunque, rappresentare uno sguardo moderno su questi concetti, offrendoci, con Bella, una eroina di ogni tempo, capace di giungere anch’ella alla autodeterminazione.

Ci è riuscito?

Non si può essere così convinti dell’esito. Disturba, infatti, la rappresentazione di un soggetto privo di talune capacità ma con la sola forza dell’istinto soprattutto sessuale, preda – almeno inizialmente – di essere umani invece pienamente capaci, pronti all’abuso pur comprendendo perfettamente la situazione di diversità. Che, poi, quella stessa creatura da ‘povera’ sottomessa si trasformi in cinica autodeterminata – ma grazie al potente amo della sessualità – poco cambia la percezione negativa che schiaccia il film.

Foto: ©2023 Element Pictures | TSG Entertainment | Film4 Productions | Disney



No AI Text – Testo realizzato senza l’ausilio di Intelligenza Artificiale / AI text generator


Articolo visibile anche su: LinkedIn, Facebook, Retoricamente, Visiones


© Gianluca Sposito