L’agghiacciante fatto di cronaca all’origine di questa nuova serie Netflix terrorizza e fa ancora discutere la Spagna intera. Perché la morte della dodicenne Asunta, nel 2013, non è mai stata definitivamente chiarita, così non appaiono tuttora nitidi il ruolo (e le personalità) dei genitori adottivi, nonostante un processo.

Asunta Basterra aveva 12 anni quando fu uccisa e il suo corpo trovato il giorno dopo la sua scomparsa in un bosco: era stata soffocata e nel suo sangue furono trovate massicce dosi di tranquillante. Asunta, nata in Cina, a nove mesi era stata adottata da una coppia spagnola della zona di Santiago di Compostela: fu la prima adozione internazionale in Galizia. La ragazzina era in gamba: dipingeva, suonava il piano e si impegnava in diversi sport. Cresceva in una famiglia colta e benestante: la mamma, Rosario, era un’avvocata esperta in diritto internazionale; il padre era un giornalista di successo di Bilbao specializzato in temi economici.

Questa serie in sei puntate, disponibile su Netflix, è ben dialogata e recitata, e – soprattutto se non si conosce l’esito delle indagini e del processo (evitate di cercarli in rete prima) – ci accompagna con adeguata tensione narrativa, alimentando con costanza soprattutto una cosa: il dubbio.

Dubbio che, in verità, non ci abbandona neanche alla fine, e neanche dopo aver letto la vera storia di questo dramma familiare.



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© Gianluca Sposito