“Tarapia tapioco! Prematurata la supercazzola o scherziamo?” 

Raffaello Mascetti (Ugo Tognazzi) in “Amici miei” (di Mario Monicelli, 1975)

La supercazzola, prematurata o posticipata che sia, è da tempo entrata nel linguaggio ordinario. Il termine è un neologismo metasemantico, che indica un nonsenso, una frase priva di senso logico e che non comunica nulla, composta da un insieme casuale di parole sia reali che inesistenti, esposta in modo ingannevolmente veloce, forbito e sicuro a interlocutori che si intende prendere in giro, i quali, pur non capendo, alla fine la accettano come corretta.

In pochi sanno che originariamente nella sceneggiatura (di Leonardo Benvenuti, Piero De Bernardi e Tullio Pinelli) si parlava di “supercazzora” e non “supercazzola”; di certo viene utilizzata la prima volta nella scena di “Amici Miei” col conte Raffaello Lello Mascetti alle prese col vigile urbano.

Ma l’invenzione della supercazzola è antecedente, ed è attribuita secondo alcuni a Corrado Lojacono (1924-2012, cantante, attore e compositore italiano), secondo altri (tra cui, pare, lo stesso Monicelli) a Marcello Casco (1936-1999, scrittore, attore e regista italiano).

E la ‘supercazzola’ con la elle, nel 2015, è anche finita nel vocabolario Zingarelli.

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