Molti non lo conoscono. Eppure, un secolo fa era l’attore più famoso e pagato al mondo, dopo Charlie Chaplin.

120 chili incredibilmente agili, divenne ben presto un divo del cinema muto, amato soprattutto dai bambini. Ma nel 1921, il giorno dopo una festa trascorsa nel St. Francis, all’epoca il più grande e lussuoso hotel della West Coast americana, viene travolto dall’accusa di aver violentato e portato addirittura alla morte una delle partecipanti al party.

Pur in assenza di riscontri oggettivi, i quotidiani dell’epoca si lanciano in descrizioni sempre più iperboliche (poi rivelatesi false) di quanto sarebbe accaduto durante quella notte. La carriera dell’attore viene distrutta nell’arco di una sola settimana.

Oltre cinquant’anni dopo, Gloria Swanson, la diva del “Viale del Tramonto”, scriverà nella sua autobiografia: “In meno di una settimana i giornali provarono che il pubblico è molto più eccitato dal vedere le star cadere, piuttosto che dal vederle brillare. Un giorno Fatty Arbuckle era il loro comico più amato accanto a Chaplin. Il giorno dopo le stesse persone urlavano in piazza per avere la sua testa”. In Germania la chiamano ‘schadenfreude’: la gioia provocata dalle disgrazie altrui.

Un anno dopo l’attore verrà assolto, addirittura con un’irrituale lettera di scuse firmata dai membri della giuria. Eppure, resterà ancora senza poter lavorare, oramai nel tritacarne del pregiudizio.

Poi, finalmente, una telefonata del grande produttore Jack Warner offre ad Arbuckle la possibilità di tornare davanti alla macchina da presa. La sera del 29 giugno 1933, per festeggiare, Fatty esce con la moglie a cena; rientrato a casa, si addormenta finalmente sereno. Non si risveglierà più, stroncato da un infarto a soli 46 anni.


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© Gianluca Sposito