La retorica offre molti strumenti per poter comunicare adeguatamente il dolore: dalla perifrasi alla preterizione, passando per la metafora e l’allusione.

Difficilmente il dolore si traduce in parole nette; ma da quel momento molte parole ne portano comunque il peso.

Un esempio sono quelle che Eduardo De Filippo utilizzò nella sua ultima apparizione pubblica a Taormina, nel 1984, parlando del figlio:

“Senza mio figlio, forse, io me ne sarei andato all’altro mondo tanti anni fa.”

Quale surplus di senso, effetto tipicamente retorico, nascondevano le sue parole? Una storia che forse pochi conoscono. Una storia di lutti, e di uno in particolare, che segnò il grande drammaturgo anche nelle parole a venire: quello della figlia di appena 10 anni, morta nel 1960 per un’improvvisa e fulminante emorragia cerebrale.

Da quel momento la carriera di Eduardo proseguì ma quelle parole, le ultime, furono l’inequivocabile e forse liberatorio riferimento ad un non detto. Ad un mai detto. Non esplicito, allusivo e, per questo, retoricamente potente.

Foto: Eduardo, la figlia Luisella e Peppino De Filippo sul set del film “Ferdinando I Re di Napoli” (1959).


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