90 anni fa, il 9 aprile 1933, nasceva Gian Maria Volonté. Ci ha lasciati prematuramente a 61, nel 1994, ma con una grande eredità fatta di impegno artistico e civile.

Difficile non citare “Il caso Mattei”, “Porte aperte”, “Il caso Moro”, “Una storia semplice”, “Todo modo”, “Sacco e Vanzetti”… Ma io oggi voglio ricordarlo con uno dei film più straordinari della storia del cinema internazionale per impegno, significato e efficace uso di linguaggio e simbolismo: “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto” (1970).

Diretto da Elio Petri e da lui sceneggiato assieme a Ugo Pirro, meritò l’Oscar per il miglior film straniero. Un thriller spinto sul grottesco, travestito da giallo ma con lo scopo di denunciare le patologie del sistema poliziesco in clima da Sessantotto e dintorni. Una straordinaria riflessione sui meccanismi del potere, capace di non vedere e, se il caso, di autoassolversi. Realizzando un’insuperata farsa del potere.

Nel film il personaggio interpretato da un grandissimo Volonté non ha un nome: è semplicemente il “Dottore”.


«Qualunque impressione faccia su di noi, egli è un servo della legge, quindi appartiene alla legge e sfugge al giudizio umano» (Kafka, “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”)


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© Gianluca Sposito