ebbene sia stata l’ambientazione preferita dei romanzi gotici inglesi e americani e dei racconti inquietanti fin dalla seconda metà del Settecento, l’Italia non ha mai promosso una tradizione horror autoctona degna di questo nome. Dall’inizio dell’Ottocento fino a ben oltre il Novecento, i più importanti intellettuali italiani hanno anzi difeso il razionalismo, il classicismo e i generi letterari realisti come vere espressioni del carattere italiano, criticando ripetutamente la narrativa gotica angloamericana e il romanticismo inglese e tedesco per la loro attenzione verso lo sproporzionato, l’indefinito, il macabro, l’onirico e il soprannaturale.

C’è un aspetto che può essere interessante ricordare: grandissimi della letteratura come Giacomo Leopardi, Alessandro Manzoni e Benedetto Croce sostenevano che l’Italia non è un paese per la “cavalcata nordica di spettri, vergini morenti, demoni angelici, […] scheletri scricchiolanti, e sospiri e grida e risate di pazzi, e il delirio dei febbricitanti” (Croce). Questi veri e propri ‘anatemi’ contro l’inserimento di storie fantastiche nel canone letterario italiano spiegano probabilmente l’assenza di un patrimonio horror nella nostra letteratura.

Tuttavia, è possibile individuare alcuni autori e alcuni racconti che, in un contesto non certo favorevole, rappresentano fortunate eccezioni.

Un nuovo interessante volume Intra raccoglie dieci racconti, tra i primi racconti italiani di genere.

Collana Mysteria

Ca’ Dario, Venezia


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© Gianluca Sposito