La serie Netflix “Ripley” è quanto di meglio sia stato proposto dalle piattaforme negli ultimi anni.

Innanzitutto, propone una ormai quasi introvabile narrazione temporale lineare, senza quei continui flashback e flashforward (sarebbe meglio dire analessi e prolessi) divenuti la regola ma a mio avviso insopportabili.

Poi c’è l’uso del bianco nero, con una fotografia da capolavoro. Infine, l’efficacia di dialoghi e interpreti. E uno su tutti lo vorrei ricordare, perché non è di quelli che – almeno per il momento – stanno sulle locandine come primo nome: Maurizio Lombardi. È uno straordinario ispettore Ravini, ma chi conosce la sua filmografia e le sue performance non può meravigliarsi. C’è da meravigliarsi, piuttosto, sul perché non gli sia ancora stato affidato un bel ruolo da protagonista assoluto, versatile com’è in qualunque contesto.

Insomma, “Ripley” è una serie capolavoro, ideata, sceneggiata e diretta dal premio Oscar Steven Zaillian. E rende onore al romanzo di Patricia Highsmith da cui è tratta – a quasi 70 anni dalla sua pubblicazione.

Foto: Maurizio Lombardi in “Ripley” – ©2024 Netflix



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© Gianluca Sposito