Non avvertite un po’ di nostalgia per gli effetti speciali di una volta? Perché, al di là di tutte le possibili riflessioni su cosa possa rappresentare il recente (e premiato) “Godzilla Minus One” (2023, ora su Netflix) – un film sul riscatto, su una frattura generazionale, su un’icona dell’immaginario visivo, cinematografico e culturale – a me viene inevitabilmente da ricordare il “King Kong” del 1976 (remake dell’omonimo film del 1933).

Negli anni ’70 del secolo scorso la tecnologia digitale è ancora sconosciuta, così il produttore De Laurentiis pretende che per il film venga costruito un vero gigante meccanizzato di 12 metri, firmato dal tre volte premio Oscar per gli effetti speciali Carlo Rambaldi. Ma il gigante non avrà il ruolo e la fortuna che molti credono abbia avuto: nel film comparirà solo per pochi secondi, e avrà una “carriera itinerante”.

In un libro ho raccontato la storia di quel gigante meccanizzato e di un ‘fratello’, dei loro incredibili viaggi nel mondo (anche in Italia), e della loro misteriosa scomparsa. 

Ecco perché la nostalgia per quel cinema, e quegli effetti speciali così artigianali ma straordinari, è per me molto forte. Lo è per caso anche per voi?

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Se amate il cinema e i suoi risvolti poco conosciuti, e se amate soprattutto King Kong:

“King Kong: La storia mai scritta” di Gianluca Sposito, Intra, 2023

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© Gianluca Sposito