“Quattro matrimoni e un funerale” ha raggiunto i 30 anni di età ma non li dimostra affatto. Recentemente celebrato anche in Italia (sabato scorso a Pesaro, Capitale italiana della cultura, e oggi sul Corriere della Sera) è indubbiamente un film riuscito.

Riuscito anche per la sceneggiatura. A firmarla, con tanto di nomination all’Oscar, fu Richard Curtis, noto soprattutto per aver creato insieme all’attore Rowan Atkinson (anch’egli presente nel film con un piccolo ma indimenticabile ruolo) il personaggio di Mr. Bean e per averne sceneggiato le avventure. Sue, poi, saranno anche le sceneggiature di altri film di successo come “Il diario di Bridget Jones” e “Notting Hill”.

Una commedia sentimentale (regia di Mike Newell) di grande successo commerciale (divenne il film britannico con maggiori incassi nella storia) e anche di critica. E, soprattutto, un film ancora estremamente moderno, nel quale l’unico matrimonio veramente riuscito sembra essere quello della copia di amici Gareth e Matthew. L’elogio funebre di quest’ultimo, in memoria dell’amico appena scomparso, è uno dei monologhi più intensi della cinematografia degli ultimi decenni. Inizialmente ironico, con humour tipicamente britannico, il discorso cede poi il passo alle splendide parole di “Funeral blues”, una poesia di Wystan Hugh Auden composta nel 1938, dove il dolore si esprime in tutta la sua potenza e dove vi è posto solo per il silenzio:

«Fermate gli orologi, tagliate i fili del telefono e regalate un osso al cane affinché non abbai; faccia silenzio il pianoforte, tacciano i risonanti tamburi, che avanzi la bara, che vengano gli amici dolenti. Lasciate che gli aerei volteggino nel cielo e scrivano l’odioso messaggio: lui è morto. Guarnite di crespo il collo bianco dei piccioni e fate che il vigile urbano indossi lunghi guanti neri. Lui era il mio nord, era il mio sud, era l’oriente e l’occidente, i miei giorni di lavoro e i miei giorni di festa, era il mezzodì, la mezzanotte, la mia musica, le mie parole; credevo che l’amore potesse durare per sempre ma era un’illusione. Offuscate tutte le stelle perché non le vuole più nessuno; buttate via la luna, tirate giù il sole; svuotate gli oceani e abbattete gli alberi, perché da questo momento niente servirà più a niente.»

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