“Il più comico spettacolo del mondo” (regia di Mario Mattoli, 1953) è uno dei primi film tridimensionali italiani, ridistribuito quasi immediatamente in versione 2-D, ed è la parodia di “Il più grande spettacolo del mondo” di Cecil B. DeMille (1952). Un clown di nome Tottons del Circo Nazionale Togni, obbligato a non struccarsi mai per non svelare la sua identità, viene perseguitato dalle gelosie di tre donne e anche dalle indagini di un poliziotto.

Trama esile, film non certo indimenticabile, ma con un elemento da antologia cinematografica: la toccante preghiera del clown, declamata da uno straordinario Antonio De Curtis, in arte Totò. Che, come rivelato qualche anno fa dalla figlia Liliana, ne sarebbe anche l’autore.

“Noi ti ringraziamo nostro buon Protettore per averci dato anche oggi la forza di fare il più bello spettacolo del mondo. Tu che proteggi uomini, animali e baracconi, tu che rendi i leoni docili come gli uomini e gli uomini coraggiosi come i leoni, tu che ogni sera presti agli acrobati le ali degli angeli, fa’ che sulla nostra mensa non venga mai a mancare pane ed applausi. Noi ti chiediamo protezione, ma se non ne fossimo degni, se qualche disgrazia dovesse accaderci, fa’ che avvenga dopo lo spettacolo e, in ogni caso, ricordati di salvare prima le bestie e i bambini. Tu che permetti ai nani e ai giganti di essere ugualmente felici, tu che sei la vera, l’unica rete dei nostri pericolosi esercizi, fa’ che in nessun momento della nostra vita venga a mancarci una tenda, una pista e un riflettore. Guardaci dalle unghie delle nostre donne, che da quelle delle tigri ci guardiamo noi, dacci ancora la forza di far ridere gli uomini, di sopportare serenamente le loro assordanti risate e lascia pure che essi ci credano felici. Più ho voglia di piangere e più gli uomini si divertono, ma non importa, io li perdono, un po’ perché essi non sanno, un po’ per amor tuo, e un po’ perché hanno pagato il biglietto. Se le mie buffonate servono ad alleviare le loro pene, rendi pure questa mia faccia ancora più ridicola, ma aiutami a portarla in giro con disinvoltura. C’è tanta gente che si diverte a far piangere l’umanità, noi dobbiamo soffrire per divertirla; manda, se puoi, qualcuno su questo mondo capace di far ridere me come io faccio ridere gli altri.”

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