Oggi, 1° agosto, data perennemente associata all’esodo estivo, ricordiamo che nel 1979 usciva “L’ingorgo”, un’opera diretta da Luigi Comencini che descrive la crisi e la fine di un’epoca attraverso la quotidiana e cruda metafora di un imbottigliamento automobilistico.
Tanti i volti noti coinvolti, a iniziare da Sordi, Mastroianni e Tognazzi fino ad arrivare a Gerard Depardieu, Ciccio Ingrassia, Fernando Rey, Gianni Cavina e Stefania Sandrelli, e solo per citarne alcuni.
La trama? Sulla via Appia Nuova che si ricollega al grande raccordo anulare un enorme ingorgo costringe le centinaia di macchine a fermarsi. Fra i tanti malcapitati automobilisti ci sono l’avvocato De Benedetti (Sordi), ricco imprenditore con idee socialiste, un famoso attore in declino (Mastroianni), una coppia in crisi, un professore (Tognazzi), una famiglia di Napoli che si deve recare a Roma per fare abortire la figlia più piccola, una hippie e un povero disgraziato in ambulanza che stava per essere trasportato all’ospedale.
Un film originale, realizzato in tempi in cui la satira di costume rendeva grande il nostro cinema. Una satira realizzata attraverso l’automobile. Infatti, è proprio all’interno di una vettura che Comencini immagina la fine del mondo: la macchina come rappresentazione allegorica di progresso e contemporaneamente di disfacimento. Dell’apocalisse.
Tratto dal racconto “L’autostrada del sud” scritto da Julio Cortazár, soggetto di Luigi Comencini (che nella sceneggiatura si fa affiancare da Ruggero Maccari e Bernardino Zapponi), fu girato interamente negli studi di Cinecittà dove vennero ricostruiti la strada, una stazione di servizio, una fabbrica con ciminiere e il casolare sullo stampo di uno antico a ridosso della periferica via Appia Pignatelli, nella zona dell’Appia Antica.
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© Gianluca Sposito