Una celebre scrittrice uccide il suo amante, davanti a molti testimoni, nell’Hotel Crillón, simbolo del lusso e dell’aristocrazia cilena nella Santiago del 1955. È da questo dato reale (ma poco conosciuto fuori dal Sud America) che parte la storia di un film molto recente (2024) e interessante, “Due vite parallele”, firmato dalla regista cilena Maite Alberdi (già nominata agli Oscar per un documentario del 2020); film scelto dal Cile per rappresentare il Paese agli Oscar 2025.

Accanto alla protagonista del fatto di sangue ne emerge gradualmente un’altra, l’introversa Mercedes (Elisa Zulueta, bravissima), segretaria del giudice che segue il caso. La donna capisce subito che l’apparente semplicità dell’omicidio nasconde altro e, soprattutto, l’inaccettabilità della condizione femminile dell’epoca. E contemporaneamente avvia una ‘revisione’ anche della propria condizione di donna e moglie sostanzialmente infelice, giungendo ad una nuova consapevolezza.

Centrale, nella narrazione, è la lussuosa casa in cui l’accusata viveva, e nella quale Mercedes, per ragioni di servizio, dovrà recarsi; per poi, però, restarvi sempre di più, in modo insolito ma fruttuoso per la sua liberazione ed emancipazione.

Da vedere. Disponibile su Netflix.


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© Gianluca Sposito