Ci siamo: il regista Marco Bellocchio da fine settembre è sul set della produzione Rai dedicata a Enzo Tortora, “Portobello”, titolo ispirato al popolare e fortunato programma televisivo che aveva come mascotte un pappagallo, ideato e condotto da Tortora e andato in onda dal 1977 per sette edizioni. Un programma capace di incollare al televisore oltre 20 milioni di telespettatori il venerdì sera. Compreso il sottoscritto.
“Tortora subì una grande ingiustizia: arrestato, processato e condannato, fu completamente assolto solo dopo una lunga odissea giudiziaria. Era un lottatore, ma la lotta lo fece ammalare e morire. Non ne farò un santino, scaverò dentro di lui in una serie perché un film non può contenerlo” aveva detto Bellocchio.
Enzo Tortora sarà interpretato da Fabrizio Gifuni. Nel cast anche Lino Musella, Romana Maggiora Vergano, Barbora Bobulova, Alessandro Preziosi e Fausto Russo Alesi. La serie è stata scritta da Marco Bellocchio, Stefano Bises, Giordana Mari e Peppe Fiore. Serie in sei puntate e forse anche in una versione cinematografica.
Sarà l’ennesima, e sempre doverosa, occasione per ricordare quello che è probabilmente uno dei più clamorosi e drammatici fallimenti della giustizia italiana, generato non solo da colpe ma da vera e propria volontà.
Il caso Tortora è stato definito da Giorgio Bocca “il più grande esempio di macelleria giudiziaria all’ingrosso del
nostro Paese” e la vicenda ha portato a riflessioni e interventi legislativi. A Leonardo Sciascia, che andò a trovarlo poco prima di morire neanche sessantenne, Tortora confidò: “Speriamo che il mio sacrificio sia servito a questo Paese, e che la mia non sia un’illusione”.
Attendiamo, dunque, con entusiasmo e interesse il nuovo lavoro del Maestro Bellocchio, che appare straordinario già nella locandina, che condivido con sincera emozione.
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Il pregiudizio ha tenuto in piedi processi e rovinato vite. Anche nel mondo dello spettacolo. Di alcuni casi italiani, compreso quello di Tortora, parlo nel volume “Prima di giudicare. Stereotipi e pregiudizi in dieci grandi processi”
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© Gianluca Sposito
