Una rivista di gossip ha pubblicato una foto dell’attrice e conduttrice spagnola Ana Obregon mentre lascia un ospedale di Miami con la bambina in braccio.

La maternità surrogata, a pagamento o altruistica, è illegale in Spagna dal 2006 (la maternità surrogata è stata inserita tra le “manifestazioni di violenza contro le donne” in una recente legge spagnola sull’aborto). Quindi madre solo perché un’altra donna, in un altro Paese, le ha affittato il suo utero. Diciamo pure: un affitto temporaneo (o magari un comodato gratuito?). 

E l’uomo? Sì, intendo dire: il titolare degli spermatozoi anch’essi affittati? Non pervenuto. Ignoto. Inutile.

“E’ arrivata una luce piena d’amore nella mia oscurità. Non sarò mai più sola, vivo di nuovo”, ha scritto sui social l’attrice.

Ana Obregon nel 2020 ha perso un figlio di 27 anni per un tumore. Tuttavia, pur nel rispetto del suo dolore e delle sue sensibilità, voglio sottolineare che i figli non sono pezzi di ricambio, da creare con stampanti 3D; e questa mi sembra solo l’ennesima manifestazione di egoismo.


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© Gianluca Sposito