Questo non è un post sulla politica americana. Questo è un post sulla potenza delle immagini e sulla loro capacità di argomentare.

Il ricorso al ‘visuale’ oggi è naturale e pratico. Viviamo un’epoca in cui le immagini trionfano, schiacciando la comunicazione meramente verbale, in una sorta di assorbimento e prosciugamento delle parole.

Le immagini indubbiamente aiutano a rendere accattivanti i messaggi, a favorirne la comprensione, e risultano particolarmente utili in un’epoca di scarsa attenzione all’ascolto, dove occorre combattere la noia e confrontarsi con impulsi molto diversi da quelli testuali. Gli argomenti visivi forniscono un messaggio in un modo veloce e multimodale, che è poi il modo in cui negli ultimi anni ci siamo abituati a ricevere e ad elaborare oggi le informazioni.

Tuttavia, in alcuni contesti (ad esempio, quello giudiziario, quello politico, quello pubblicitario), la prevaricazione del ‘visuale’ ai danni del verbale può nascondere molte insidie. Il ragionamento visivo infatti non è solo fallibile, ma si basa anche su un insieme astratto di regole che non seguono i principi razionali della logica. Quando visualizziamo informazioni visive siamo piuttosto suscettibili di esprimere giudizi troppo rapidamente, inconsciamente o sulla base di processi emotivi automatici. Che, poi, molto spesso, è proprio uno degli obiettivi di un certo tipo di comunicazione visuale.

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Gianluca Sposito, “Le regole del discorso perfetto. Strumenti e suggerimenti per una comunicazione efficace”, Intra, ristampa 2023, 275 pp., 19,99 euro

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