
Questa serie va vista per l’originalità, il coraggio narrativo e, soprattutto, per la straordinaria coerenza scenografica e ambientale: luoghi brutti, sporchi e solitari, apparentemente abbandonati e invece incredibilmente abitati, avvolti da un’oscurità permanente anche di giorno. Un’unica, straordinaria e potente metafora che racconta il buio che è dentro i suoi protagonisti. Su tutti, un (eccezionale) Filippo Timi, mandato all’inferno del suo inconscio con tanto di GoPro.
E, in tutto questo, si svolge un’insolita e ossessiva caccia ad un logorroico serial killer.
Se non fosse per la lingua parlata dai protagonisti, l’italiano, potrebbe benissimo trattarsi di una nuova serie di “True Detective” o di una di quelle serie scandinave che descrivono luoghi bui e solitari eppure con un’incredibile densità di assassini seriali, derelitti e, nella migliore delle ipotesi, disadattati sociali.
“Dostoevskij” è una serie in sei puntate dirette dai fratelli Fabio e Damiano D’Innocenzo, disponibile su Sky. Ed è una serie assolutamente da vedere.
Articolo visibile anche su: LinkedIn, Facebook
© Gianluca Sposito