
Nel 1969, il regista ungherese Zoltán Fábri portò sul grande schermo uno dei capolavori letterari più amati di sempre: “I ragazzi della via Pál”, tratto dall’omonimo romanzo di Ferenc Molnár del 1907. Il film, fedele nel ricreare l’atmosfera malinconica e universale del libro, divenne un simbolo per intere generazioni, segnando l’immaginario collettivo dei giovani degli anni ’70 e ’80. La storia, ambientata nella Budapest di fine Ottocento, racconta la lotta tra i ragazzi della via Pál e le Camicie Rosse, un gruppo rivale intenzionato a sottrarre loro un piccolo spazio vuoto che per i protagonisti è molto più di un terreno di gioco: è il simbolo della libertà, della lealtà e del senso di appartenenza.
Fábri mantenne gran parte della trama originale, conservando l’intensità emotiva del romanzo e l’essenza dei suoi personaggi principali: Boka, il leader saggio e maturo; Nemecsek, il più fragile ma anche il più coraggioso, un piccolo eroe tragico che sacrifica tutto per difendere ciò in cui crede. Tuttavia, il film introduce una fotografia che si fa più cruda e realistica rispetto alla narrazione di Molnár. Se nel romanzo c’è un equilibrio tra spensieratezza e tragedia, nella pellicola emerge con maggiore forza la durezza della vita e l’inevitabile perdita dell’innocenza.
La scelta di girare gran parte delle scene in esterni reali, utilizzando luoghi della Budapest moderna che ancora conservavano tracce dell’Ottocento, conferisce al film un senso di autenticità e malinconia che tocca nel profondo. La guerra giocata tra i ragazzi della via Pál e le Camicie Rosse assume un valore simbolico ancora più universale: non è solo una battaglia per un pezzo di terra, ma per un’idea di giustizia, lealtà e purezza che i protagonisti difendono con tutte le loro forze.
Negli anni ’70 e ’80, il film divenne un punto di riferimento per i giovani, soprattutto in Italia, dove venne trasmesso più volte in televisione e amato come una piccola epopea dell’infanzia. Chi ha vissuto quegli anni ricorda l’impatto emotivo della storia e il personaggio di Nemecsek, simbolo del coraggio e del sacrificio. In un’epoca in cui i giochi all’aria aperta e le amicizie di strada erano parte integrante della vita quotidiana, I ragazzi della via Pál rappresentava uno specchio della realtà, un richiamo alla forza e alla bellezza dei legami di gruppo, alla passione con cui si difendevano i propri piccoli mondi.
Il film, come il romanzo, parla ai giovani di ogni tempo perché racconta la fine dell’innocenza e l’ingresso in un mondo più grande, complesso e spesso ingiusto. Rivedere oggi I ragazzi della via Pál significa fare un salto indietro in un’epoca in cui i valori dell’amicizia e della lealtà erano vissuti con un’intensità quasi sacra, e significa riflettere su quanto questi temi siano ancora attuali. Per chi ha letto il romanzo di Molnár o ha visto il film di Fábri, la piccola voce di Nemecsek, il più debole ma il più grande di tutti, è ancora capace di emozionare e di ricordare l’importanza di difendere ciò che si ama, anche quando sembra non avere valore.
Il romanzo e il film continuano a rappresentare un’eredità culturale senza tempo. I ragazzi della via Pál, con la loro lotta simbolica, ci parlano ancora oggi di amicizia, sacrificio e appartenenza, valori eterni che risuonano con forza in ogni generazione.
Il film (del 1969) è disponibile in streaming su Amazon Prime Video.
Il volume è nel catalogo di Edizioni Intra:
https://edizioni.intra.pro/prodotto/robert-louis-stevenson-il-dottor-jekyll
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Testo di © Gianluca Sposito. Tutti i diritti riservati.
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