Dal 5 settembre su Netflix, Nicole Kidman è la protagonista di una mini-serie gialla “usa e getta” (non dovrebbe esserci spazio per una seconda stagione, e va bene così) ambientata nell’alta società americana.

Un po’ giallo e un po’ romanzetto da spiaggia, si propone di mettere alla berlina le ipocrisie dei nuovi ricchi ossessionati dalle apparenze. Ed è il frutto dell’unione di quattro potenti donne dell’intrattenimento: l’attrice e produttrice Nicole Kidman, la regista Susanne Bier, la producer Gail Berman e la sceneggiatrice Jenna Lamia.

Location sontuosa, cast importante. La storia? È tratto dal romanzo omonimo del 2018 della prolifica Elin Hildebrand, la regina delle letture da spiaggia.

La narrazione, tuttavia, è piuttosto superficiale (non ci si aspetti una critica sociale), con un intrigo deboluccio e una risoluzione del ‘caso’ piuttosto ‘casuale’. C’è dell’ironia (sembra che gli autori puntino solamente a questa) che, però, talvolta sfocia solo nel ridicolo, e un bel panorama (Nantucket, lussuosa località nel Massacchussett). C’è il richiamo a schemi tipici di Agatha Christie (tutti che potevano volere la morte della vittima), sempre comodi e attuali.

Ma c’è, soprattutto, un inevitabile confronto (a mio avviso, perso) con una serie italiana, “A casa tutti bene” (di Gabriele Muccino).

In fin dei conti, “The Perfect Couple” rappresenta solo un’evasione, in sei puntate, fine a sé stessa. Una scelta legittima in determinate circostanze: “vediamo questa, se non c’è altro…”

p.s. Una nota a parte meritano la protagonista Nicole Kidman e la co-protagonista Isabelle Adjani. Entrambe hanno un aspetto piuttosto sconcertante: i loro muscoli facciali appaiono ritardati nei movimenti, se non assolutamente statici. Forse si tratta di quella staticità che doveva portare a fermare solo l’anagrafe? Obiettivo non raggiunto.


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© Gianluca Sposito