Cos’è il pregiudizio? Scopriamolo attraverso la riscoperta di un film dedicato ad una sua vittima, lo sceneggiatore Dalton Trumbo.

“L’ultima parola – La vera storia di Dalton Trumbo” (regia di Jay Roach, 2015) descrive la crociata per la sopravvivenza artistica del futuro regista di “E Johnny prese il fucile”, culminata nella vittoria di due Oscar vinti sotto pseudonimo per le sceneggiature di “Vacanze romane” e “La più grande corrida” (senza dimenticare quelle di “Spartacus” e “Exodus”) e poi nel reintegro all’interno del sistema hollywoodiano a inizio anni ’60.

Il film ricostruisce gli anni della cosiddetta “Caccia alle streghe” e delle udienze dei cosiddetti “Dieci di Hollywood”, cioè sceneggiatori iscritti al Partito Comunista che si rifiutarono di rispondere alla Commissione per le attività antiamericane e che per questo finirono nella famigerata lista nera. 

Il ‘maccartismo’ (che prende il nome dal senatore McCarthy) fu un atteggiamento politico-amministrativo manifestatosi nella storia degli Stati Uniti d’America nei primi anni cinquanta del XX secolo, caratterizzato da un’esasperata repressione nei confronti di persone, gruppi e comportamenti ritenuti filo comunisti e quindi sovversivi, spesso a prescindere da riscontri oggettivamente dannosi per gli interessi americani. Lo stesso termine ‘maccartismo’ col tempo ha acquisito una connotazione di falsa accusa, d’isteria di massa e di attacco alle minoranze politiche.

Con un cast straordinario (il protagonista Bryan Cranston su tutti, ma anche Helen Mirren), il film merita di essere rivisto soprattutto quale occasione per comprendere come, in America come altrove, ieri come oggi, l’arte cinematografica e, in generale, il diritto di manifestazione del pensiero siano stati enormemente compressi fino al raggiungimento di vere e proprie forme di ostracismo nei confronti di artisti spesso straordinari ma colpevoli solo di un pensiero non in linea con il potere.

La tragica e, al tempo stesso, dignitosa esistenza di Dalton Trumbo ne è solo un esempio. 

Da vedere, disponibile su Amazon Prime Video. E, se volete un ricordo molto personale, posso confessarvi che, quando lo vidi la prima volta, feci fatica a trattenere la commozione.


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© Gianluca Sposito