Abbiamo un nuovo Ministro della Cultura, Alessandro Giuli. Però è senza laurea, e la polemica è già partita. Non manca, certo, un precedente (del PD, così sono contenti tutti), l’ex ministro – addirittura della Pubblica Istruzione – Valeria Fedeli (che in verità non aveva neanche un diploma superiore quinquennale).

Ora, però, c’è da chiedersi: un alto rappresentante delle istituzioni e, soprattutto, il più alto rappresentante di un Ministero, il MiC, “preposto alla tutela della cultura e dello spettacolo e alla conservazione del patrimonio artistico, culturale e del paesaggio”, è giusto non solo che abbia anche una formazione universitaria, ma che questa sia addirittura pertinente?

Nessuna norma lo richiede, sia chiaro; e il buon senso ci impone di ricordare che una persona senza laurea può certamente rivelarsi capace quanto (e più di) una che disponga di quella o di una collezione di titoli anche superiori.

Un Ministro dell’Economia che abbia sempre e solo fatto il medico potrebbe, tuttavia, apparire una scelta non adeguata; così come un medico incaricato di fare il Ministro della Giustizia.

Ma un “Ministro della Cultura”, esattamente, in cosa dovrebbe essere laureato, per poter apparire più adeguato? In “Lettere classiche”? In “Conservazione del patrimonio”? Nella più canonica “Giurisprudenza”, buona per tutte le situazioni e stagioni?

Se non riuscissimo ad individuare un adeguato percorso preliminare (di ambito universitario) per questo ministero, dovremmo allora porci un problema allora più generale: quali sono le competenze che i componenti delle Istituzioni dovrebbero formalmente avere per garantire al Paese di essere in grado di svolgere il loro compito, una volta giunti al vertice e pur nell’espletamento di funzioni che sono, comunque, non solo istituzionali ma politico-istituzionali?

La risposta è difficile, e non intendo indicare soluzioni che non ho. È più facile chiedersi cosa ci vuole per fare un tavolo. E andare a ritroso… Forse la soluzione è tutta qui: nella sostanza delle cose.

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Per fare un tavolo ci vuole il legno

Per fare il legno ci vuole l’albero

Per fare l’albero ci vuole il seme 

Per fare il seme ci vuole il frutto 

Per fare il frutto ci vuole il fiore

“Ci vuole un fiore” (1974, Giovanni Rodari / Luis Enrique Bacalov / Sergio Endrigo)


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© Gianluca Sposito