Sulla valle del Sarca, in Trentino, si affacciano montagne dalle quali ‘partono’ i “base jumper”, quegli esseri umani muniti di tuta alare. Ne sono morti 28, qui.

Nel jumping il confine tra vita e morte è piuttosto sottile. Eppure, nel mondo ci sono oltre 3.000 base jumper, e in Italia circa 80. Oggi un bell’articolo di Andrea Pasqualetto (sul Corriere della Sera) descrive il fenomeno. Io ho estrapolato alcune affermazioni degli intervistati. A voi, e soprattutto agli psicologi che sono tra voi, qualunque ulteriore valutazione:

COSA DICONO I JUMPERS

“28 morti in questa Valle? Non sono molti se si pensa ai morti sulle strade.”

“Lassù ero terrorizzato e incredibilmente eccitato. Quando ho aperto la vela ho provato una gratificazione immensa, un grande senso di libertà.”

“Mi piace il controllo della paura, affrontarla, dominarla.”

“Quando salto dimentico tutto, qualsiasi problema, soldi, lavoro, ragazza. Una sensazione primitiva vicina alla pace assoluta.”

COSA DICONO QUELLI DEL SOCCORSO ALPINO

“Quando chiamano noi scattiamo: li troviamo attaccati alle piante, appesi alle rocce, sui tetti delle case.”

COSA DICONO GLI ABITANTI DELLA VALLE

“Ogni tanto succede che troviamo qualcuno sul tetto, nessun problema: cambiamo 10 tegole e via, ormai i jumper fanno parte del paesaggio.”

COSA DICONO I SOPRAVVISSUTI

“Ciao, come stai? È stato un piacere conoscerti. Purtroppo Rian è morto, mi puoi mandare le foto?”

COSA DICO IO

Ieri ho esagerato a pranzo e a cena. C’è voluto del coraggio per arrivare in fondo, ma ce l’ho fatta.
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“… E vola, vola con me

Il mondo è matto perché”

(“Sarà perché ti amo”, 1981)

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Immagine di copertina realizzata con l’ausilio di IA.


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© Gianluca Sposito