
“Il postino suona sempre due volte” (1981) è un film che avvolge lo spettatore in un’atmosfera di passione e inganno, una spirale narrativa che si nutre di desideri proibiti e delle conseguenze fatali delle scelte umane. Diretto da Bob Rafelson e interpretato magistralmente da Jack Nicholson e Jessica Lange, il film è un adattamento del romanzo omonimo di James M. Cain, già portato sul grande schermo in versioni precedenti, ma qui caricato di una tensione erotica e di una carnalità che hanno fatto epoca.
Se il film del 1946, con Lana Turner e John Garfield, si distingueva per il suo approccio più elegante e implicitamente sensuale, imposto anche dai rigidi codici morali del cinema dell’epoca, la versione del 1981 osa molto di più, calandosi in un contesto di cruda fisicità e inquietante vulnerabilità. Bob Rafelson non ha paura di portare sullo schermo la passione bruciante tra i due protagonisti, lasciando che ogni sguardo e ogni contatto raccontino l’intensità del loro legame proibito.
Ambientato nell’America degli anni ‘30, in una desolata tavola calda lungo una strada polverosa, il film racconta l’incontro esplosivo tra Frank Chambers, un vagabondo dal fascino scanzonato, e Cora Papadakis, la moglie insoddisfatta di un uomo più vecchio e dal carattere dimesso. La loro attrazione è immediata, istintiva, quasi animalesca. Ogni sguardo tra i due protagonisti è carico di promesse non dette, ogni gesto è un preludio a qualcosa di inevitabile e tragico.
La regia di Rafelson si sofferma su dettagli che amplificano il senso di claustrofobia emotiva: il sudore sulle fronti, il rumore del vento che sembra portare con sé la tensione, i silenzi che pesano più delle parole. Jessica Lange, con il suo magnetismo, dà vita a una Cora complessa, al tempo stesso vulnerabile e manipolatrice, mentre Jack Nicholson incarna perfettamente l’irresistibile Frank, un uomo che si lascia travolgere dal suo stesso desiderio senza mai guardare indietro. La loro chimica è così palpabile che alcune scene sono diventate leggendarie per la loro intensità, scandagliando i confini di ciò che all’epoca poteva essere mostrato sullo schermo.
Ma “Il postino suona sempre due volte” non è solo una storia di passione. È anche una riflessione sul destino, sulla colpa e sulle ambizioni che ci spingono a compiere atti disperati. Il piano per liberarsi del marito di Cora si sviluppa con una precisione che sembra destinata al successo, ma la realtà si dimostra molto più complicata. È in questa tensione tra ciò che i protagonisti vogliono e ciò che il mondo concede loro che il film trova la sua forza più grande. Ogni passo avanti è anche un passo verso il baratro, e il pubblico non può fare a meno di essere trascinato con loro.
L’ambientazione, con i suoi paesaggi bruciati dal sole e gli interni soffocanti, diventa un personaggio a sé stante, un simbolo della trappola in cui Cora e Frank si trovano intrappolati. E la colonna sonora, con le sue note malinconiche, accompagna ogni momento con una delicatezza che amplifica il dramma senza mai sovrastarlo.
“Il postino suona sempre due volte” è un film che non si dimentica facilmente. È una storia di desideri che divorano, di ambizioni che distruggono e di una passione che brucia come un fuoco incontrollabile. Se amate il noir, i personaggi moralmente ambigui e le storie che esplorano i lati più oscuri dell’animo umano, questo film è un viaggio imperdibile in un mondo dove il destino suona sempre due volte… e non perdona mai.
Ri-visto ieri sera su Sky Cinema Suspense, è disponibile in streaming.
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© Gianluca Sposito