Sequel di “Ferie d’agosto” del 1996, il nuovo film di Virzì “Un altro Ferragosto”racconta le nostre incoerenze e presunzioni, che col passare del tempo non fanno che peggiorare. E lo fa con tutti gli stessi personaggi di allora che si ritrovano, per motivi diversi, sull’isola di Ventotene.

Di solito parlo sempre molto male dell’uso di flashback e flashforward (analessi e prolessi, dovremmo dire), cioè di quell’andare avanti e indietro nel tempo per mostrare quel che è accaduto in passato o anticipare quel che accadrà in futuro. In sintesi: per evitare una narrazione lineare evidentemente incapace da sola di tenere sveglio lo spettatore.

E invece, nel caso di “Un altro ferragosto” i ricordi, i rancori e i rimpianti sono flashback che prendono forma attraverso le scene del primo film, con un effetto particolarmente riuscito (anche tecnicamente). Passato e presente si fondono, mostrando efficacemente come in fin dei conti – a parte la l’incidenza casuale della morte – poco o nulla possa esser cambiato.

Favoloso il coatto interpretato da Vinicio Marchioni (ma ricordiamo sempre lo straordinario Ennio Fantastichini del primo film). E alla ex  moglie di quest’ultimo (interpretata dalla sempre brava Emanuela Fanelli), folgorata una sera dal cinema d’autore, Virzì affida il monologo tragicomico che agisce come una catarsi un po’ per tutti: «la vita è una merda». 

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