“L’incredibile discorso da 60 secondi” del CEO di Google sulle “5 palle” e le balle che girano, anche su LinkedIn Leggere i numerosi post che, anche su LinkedIn, indicano “l’incredibile discorso di soli 60 secondi” fatto da Sundar Pichai, CEO di Google, un “must” dell’oratoria contemporanea, mi fa sorridere molto; soprattutto quando a far circolare queste ‘notizie’ e questi ‘consigli’ sono i tanti che si presentano come esperti di comunicazione. Innanzitutto perché Pichai non ha mai tenuto quel discorso. Vediamo qual è la storia vera.

Il discorso delle “5 palle della vita” è stato in realtà pronunciato dall’ex CEO di Coca-Cola Brian Dyson (1986-1991). Dyson affronta le priorità della vita usando la metafora delle 5 palline. Chiama le palle lavoro, famiglia, amici, salute e anima. E dice espressamente questo:

“Immagina la vita come un gioco in cui giochi con cinque palline in aria. Le chiami lavoro, famiglia, salute, amici e anima. E mantienile sospese nell’aria. Capirai presto che il lavoro è una palla di gomma. Se la lasci cadere, si riprenderà. Ma le altre quattro palline – famiglia, salute, amici e spirito – sono di vetro. Se ne fai cadere una, potrà irrimediabilmente danneggiarsi. Non sarà mai più la stessa. Devi capirlo e lottare per l’equilibrio nella tua vita.”

Inoltre, il discorso non è affatto di 60 secondi (o addirittura di 30, come anche si legge in giro). È stato tenuto in occasione dell’apertura dell’anno accademico del Georgia Tech Institute (uno dei più importanti centri di ricerca tecnologica negli Stati Uniti), il 6 settembre 1991 (e poi addirittura riportato su una pubblicazione poco dopo – ecco la prova inconfutabile). È un discorso lungo ben 1634 parole, e la metafora delle “5 palle della vita” ne è solo la parte conclusiva.

Quanti lo sanno? Pochi, pochissimi. Piuttosto, tanti continuano a far circolare la notizia del “super discorso” di soli 60 secondi del CEO di Google. Che si presenta agli studenti e, come nel migliore dei camei cinematografici, dice due battute e se ne va nel tripudio generale. Un discorso, dunque, basato esclusivamente su ethos (l’indubbia autorevolezza dell’oratore) e pathos (lo sfruttamento dell’emotività del ben disposto pubblico, alla ricerca di un perfetto “effetto WOW”).

Ma questo discorso, così come viene raccontato, per fortuna non c’è mai stato.

Attenzione, dunque, alle ‘palle’ che girano.


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