Se non fosse per me raccapricciante, potrebbe anche essere divertente sentir dire a qualche avvocato: “La retorica è inutile: ormai si fa tutto per iscritto e da remoto”. Senza considerare che anche per iscritto e anche da remoto si usano pur sempre ‘parole’. E senza considerare che, soprattutto negli spazi (e tempi) oramai sempre più angusti lasciati alla ‘comunicazione’ forense, occorre saper organizzare e trasmettere efficacemente il proprio pensiero. Di questo, e di molto altro, si occupa la retorica

 

Com’è possibile che la formazione degli avvocati (e dei magistrati, vista la comune provenienza) sia così degradata, al punto da non consentire loro di distinguere, ad esempio, tra oratoria e retorica? O di ritenere la retorica fruibile solo a voce? Senza esattamente sapere, peraltro, cosa essa sia…

Le ragioni ci sono e sono molteplici, ma non è questa la sede per illustrarle. Qui vorrei solo trasmettere un auspicio: che il giurista possa tornare ad essere anzitutto un uomo con una cultura ben più ampia, e ben più moderna – infatti, alla conoscenza della retorica (che è anche comunicazione paraverbale e non verbale) aggiungerei un po’ di linguistica, di psicologia e di neuroscienze.

Un giurista, cioè, capace di realizzare naturalmente il dogma della brevitas, costruendo un discorso argomentativamente fondato, essenziale e persuasivo. Un giurista al quale nessun giudice si sognerebbe mai di dire: “Avvocato, concluda”.


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