No, non sto parlando di una nuova serie, né sto facendo dell’ironia sul matrimonio: sto proprio parlando di matrimoni di ‘finzione’. Perché c’è proprio un boom di cerimonie simboliche, scelte dagli amanti in attesa di divorzio, da chi non può complicare la successione ereditaria (Berlusconi e Fascina?), da chi vuole un attore per officiante, da chi vuole un giorno ancora più indimenticabile.

Insomma: ci si sposa come in una fiction. E allora vai con il matrimonio vestiti da antichi romani (magari lui da gladiatore), o in arrampicata, o in crociera. E perché mai rinunciare ad un certo attore che faccia il sindaco?

Insomma, il genere è appena nato, ed è già un successo. Alcune volte si tratta di una seconda cerimonia (la prima, quella vera, molto più intima, che passa quasi inosservata). Però c’è da chiedersi: cos’è oggi un matrimonio? Io evito di rispondere, però sono disponibile a fare l’artista-officiante: posso declamare poesie, fare monologhi e atti unici, anche realizzati appositamente per i richiedenti. E va bene anche se vestito da Giulio Cesare o da Napoleone.

Per approfondire: Corriere della Sera.


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