In questo periodo si segnala lo strapotere del genere cosiddetto “true crime”, in cima alle classifiche delle piattaforme di streaming. Come, ad esempio, “Per Elisa – Il caso Claps”. 

Ma quanto è realmente nuovo questo genere di narrazione?

Il genere “true crime” affronta crimini realmente accaduti in forma narrativa e letteraria, e ha origini sorprendentemente lontane. Nasce in Gran Bretagna tra il 1550 e il 1700 con i resoconti di omicidi stampati su fascicoletti e ballate che raccontano storie di criminali famosi destinate a intrattenere la borghesia.

Nell’Ottocento, con l’aumento dell’alfabetizzazione, anche il resto della popolazione inizia a leggere storie di crimini veri sui giornali. Grandi autori come Charles Dickens e Thomas De Quincey si interessarono al genere, e storie sensazionalistiche vengono vendute a puntate. Arrivano i primi romanzi polizieschi. 

Un vero punto di svolta si ha nel 1966: Truman Capote scrive “A sangue freddo” raccontando il massacro di una famiglia in Kansas e il processo agli assassini. Il libro rivoluziona il genere, facendolo entrare di fatto nella letteratura. Successivamente, autori come James Ellroy e Emmanuel Carrère ne seguono le orme, narrando casi di cronaca nera con uno stile letterario.

In Italia il “true crime” è presente inizialmente in riviste come “Cronaca Vera” e programmi televisivi come “Storie Maledette” di Franca Leosini e “Telefono giallo” di Corrado Augias. Anche Carlo Lucarelli, Giancarlo De Cataldo e Roberto Saviano hanno raccontato storie criminali in libri e programmi TV, contribuendo a diffondere il genere nel nostro Paese. Fino ad arrivare al podcast “Dove nessuno guarda – Il caso Elisa Claps”, il più ascoltato in Italia nel 2023. E, poi, alla serie TV, subito in vetta alle classifiche Netflix.

Cosa ne pensate del true crime di oggi?


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© Gianluca Sposito