Berlusconi ‘empatico’ o ‘patetico’? In queste ultime ore si sta discutendo molto della sua ultima gag (quella sul pullman di meretrici da offrire ai vincenti giocatori del Monza). Non tornerò sui contenuti di questa sgangherata uscita, ma sulla sua finalità comunicativa: empatizzare.

Cos’è l’empatia? Il termine empatia deriva dal greco, e potremmo tradurlo con “sentire dentro”: era utilizzato per indicare il rapporto emozionale di partecipazione che legava l’autore al suo pubblico. Empatia significava sentirsi dentro l’altro, sperimentare il modo in cui l’altra persona vive un’esperienza. E, conseguentemente, adeguare il proprio discorso al ‘sentire’ dell’altro.

Poi, ovviamente, la psicologia ha approfondito questa tematica; ma qui ci basti solo ricordare come nelle relazioni interpersonali l’empatia sia una delle principali porte d’accesso agli stati d’animo e in generale al mondo dell’altro.

Un bravo comunicatore sa quali porte aprire, e come, perché anzitutto sa studiare e arrivare a conoscere il proprio pubblico di ascoltatori o di lettori. Ad esempio, usando argomenti, o anche solo parole, che possano in qualche fungere da chiave per entrare, condividere e ottenere assenso. Realizzando, di fatto, una sorta di “contagio” della sfera emotiva tra chi parla e il suo uditorio; idea sottolineata già da Aristotele, che parla di “emozione suscitata”.

Berlusconi, quando ha offerto la metafora iperbolica del “pullman di troie” ai giocatori del suo Monza, puntava a tutto questo. Lui l’ha definita “battuta da spogliatoio”; solo che si trattava di uno spogliatoio piuttosto allargato (da telecamere e telefonini), e che lui è un uomo (particolarmente) pubblico, con una valenza diversa di qualunque cosa venga esposta in pubblico.

Insomma: da ‘empatico’ a ‘patetico’ il passaggio può essere molto veloce, per qualunque oratore.


Articolo visibile anche su: LinkedIn, Facebook, Retoricamente, Visiones.