Esattamente il 31 ottobre del 1984. Eppure, vorrei ricordarlo con qualcosa che gli procurava gioia, un luogo che a lui fu sempre caro: Isca, l’isolotto al largo di Massa Lubrense e della Costiera Amalfitana, che acquistò e visse dagli anni ’50 del secolo scorso.

Sì: era proprio tutto suo, e vi si rifugiava soprattutto in estate.

In piena “Area marina protetta” di Punta Campanella, è stato venduto (nel 2021) dai suoi eredi a due imprenditori di Positano per una cifra vicina ai 10 milioni di euro. E, grazie alla Convenzione firmata quest’anno tra i nuovi proprietari e gli enti pubblici locali per la valorizzazione del sito (dove ci sono anche i resti di una antica villa romana), vi si potrà accedere.

Per la prima volta quello che è sempre stato un luogo privatissimo, inaccessibile al pubblico, potrà essere visitato.

Proprio qui il drammaturgo scrisse “Sabato Domenica e Lunedì”, ma anche “Il contratto” (opera ambientata proprio a Massa Lubrense). E qui prese forma anche l’adattamento in napoletano de “La tempesta” di Shakespeare, ambientato su un’isola deserta e consegnato alle stampe nel 1984, poco prima della morte.

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«Alla fine degli anni Cinquanta Eduardo ed io passammo sull’isola di Isca circa tre mesi, fra i più felici della mia vita. Conquistata dalla sua disponibilità e affascinata dai suoi racconti volli conservarne la memoria tenendo un diario (…) Ho ritrovato il diario ormai quarantenne qualche anno fa, mettendo ordine in uno scatolone scarlatto, pieno zeppo di vecchie carte. Tirai fuori il fascio di pagine con curiosità e un po’ di scetticismo (…)

Man mano che leggevo i brani frammentari mi andavo appassionando sempre più a quelle carte stropicciate che mi restituivano un’immagine a tutto tondo del magico tempo passato. Lo lessi di nuovo, cominciai a correggere qui, tagliare là, mentre la vivacità del racconto mi portava a rivivere i sentimenti di quelle due persone, di cui una fuori dell’ordinario, che avevano saputo godere a fondo la bellezza ancora incontaminata di Isca». 

Tratto da “In mezzo al mare un’isola cè…” di Isabella Quarantotti De Filippo, La Conchiglia, 2002.


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© Gianluca Sposito