“Dimmi qualcosa che non so!”: è la domanda-mantra che l’indimenticabile protagonista del film “Wall Street” (1987), Gordon Gekko (Michael Douglas) faceva a tutti quelli che conversavano con lui. E io sono proprio come lui: ho bisogno di leggere o ascoltare cose che non so, per restare agganciato.

Questa mattina, nella consueta lettura dei quotidiani, sono stato letteralmente rapito da una parola:

POGARE.

L’ho trovata nella descrizione del concerto-evento di Travis Scott al Circo Massimo a Roma, l’altroieri. Ho scoperto che il pubblico “ha pogato” tutto il tempo. Appena l’ho letto, ho avuto un primo sussulto: e cosa significa? Poi un secondo: perché non lo so? E poi un terzo, quando l’ho scoperto: «saltare a suon di musica», come sul Pogo stick, giocattolo formato da un’asta che incorpora una molla] (io pógo, ecc.; aus. avere). – Nel linguaggio giovanile, ballare tra spinte e salti (dal Vocabolario Treccani). Aggiungo dopo accurate verifiche: ballo collettivo nato alla fine degli anni ’70 che consisteva sulle prime nel saltare sul posto e poi nel darsi spallate, facendo così conoscenza e nel contempo andando contro il sistema. Tipico degli ambienti punk e metal.

E così, dopo aver studiato e capito, per la gioia, ho pogato anche io. Poi però mi sono contenuto, quando – spulciando le info – mi sono imbattuto in un articolo (su rivista online specializzata) dal titolo:

“Alcune regole auree per pogare senza mietere vittime”.

😱

“Sì, pogare

Evitando le buche più dure

Senza per questo cadere nelle tue paure

Gentilmente senza fumo con amore

Dolcemente pogare”

(Battisti-Mogol-Sposito, “Sì, pogare”)



No AI Text – Testo realizzato senza l’ausilio di Intelligenza Artificiale / AI text generator


Articolo visibile anche su: LinkedIn, Facebook, Retoricamente, Visiones


© Gianluca Sposito