La recente serie Rai “Mike” ha riacceso i riflettori su una vicenda che molti ricorderanno, quella di Luigi Tenco. Il giovane cantautore, ad appena 28 anni, si tolse la vita nella stanza 219 dell’albergo che lo ospitava a Sanremo, lasciando un polemico e drammatico biglietto (che riporto sotto), dopo essere stato escluso dalla finale (cantava “Ciao amore, ciao”, in coppia con Dalida).

Quel Festival del 1967 era condotto da Mike Bongiorno. E quel Festival non si fermò, neanche davanti alla tragedia. L’ordine (aziendale e, a monte, ovviamente politico) era: dobbiamo andare avanti, c’è tensione nel Paese, quindi occorre che l’evento non sia un amplificatore delle tensioni nazionali, ma che continui ad essere quel che è, cioè una distrazione.

Mike obbedì. Ma le polemiche furono molte, lo travolsero (tornerà a condurlo solo nel 1972) e ancora oggi riemergono.

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“Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt’altro), ma come atto di protesta contro un pubblico che manda ‘Io tu e le rose’ in finale e a una commissione che seleziona ‘La rivoluzione’. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi”


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© Gianluca Sposito