
Totò (1898-1967) ha vissuto sulla propria pelle due guerre mondiali e le difficoltà, per molti artisti, di lavorare (liberamente) durante il ventennio fascista. Successivamente, ha contribuito a far sì che la satira fosse in grado di raccontare (e colpire) anche più di quanto possono fare altre risorse.
In “Siamo uomini o caporali?” (1955), diretto da Camillo Mastrocinque, Totò (che firmò il soggetto e collaborò alla sceneggiatura) interpreta un attore perseguitato da figure autoritarie, rappresentate da “caporali” che abusano del loro potere. Il film offre una critica alle gerarchie oppressive, riflettendo sulle dinamiche di potere tipiche del fascismo.
“Destinazione Piovarolo” (1955), diretto da Domenico Paolella, vede Totò nei panni di un capostazione assegnato a un remoto paese durante il ventennio fascista. La pellicola satirizza il trasformismo politico e l’indifferenza delle istituzioni verso le reali esigenze dei cittadini, evidenziando l’assurdità delle promesse non mantenute e delle aspettative disattese tipiche di quel periodo.
In “Sua Eccellenza si fermò a mangiare” (1961), diretto da Mario Mattoli, Totò interpreta un ladro che, per sfuggire alla cattura, si finge il medico personale del Duce. Il film, ambientato negli anni del consolidamento del fascismo, utilizza la commedia per prendere in giro le figure autoritarie dell’epoca, mettendo in luce l’opportunismo e la corruzione presenti nel regime.
Un altro riferimento esplicito al periodo fascista si trova in “Totò, Fabrizi e i giovani d’oggi” (1960), diretto da Mario Mattoli. In una scena significativa, il personaggio interpretato da Totò riconosce in quello di Aldo Fabrizi l’arrogante in orbace che, anni prima, gli aveva intimato di togliersi il cappello durante una parata fascista (“Giù il cappello!”). Questo incontro sottolinea le tensioni e le contraddizioni tra passato e presente, evidenziando le cicatrici lasciate dal regime nella società italiana.
La capacità di Totò di utilizzare la comicità per affrontare temi delicati e offrire una critica sociale sottile ha contribuito a consolidare la sua posizione come una delle figure più influenti del cinema italiano. Attraverso l’ironia e la satira, lui e i suoi autori hanno saputo mettere in discussione le dinamiche di potere e le ingiustizie del tempo, lasciando un’eredità artistica che continua a essere studiata e apprezzata.
Per approfondire ulteriormente il rapporto tra Totò e il regime fascista, c’è un breve documentario, “Totò e il Regime”, disponibile su RaiPlay:
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Testo di © Gianluca Sposito. Tutti i diritti riservati.
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