
Titolo esagerato? Forse. Ma guardatevi questo film coreano su Netflix, e capirete.
Diretto da Kang Ha‑neul, “84 m²” è un thriller claustrofobico e disturbante ambientato interamente all’interno di un moderno condominio. Un giovane uomo riesce finalmente ad acquistare un appartamento in un prestigioso complesso residenziale. Un sogno, almeno all’apparenza. Poi iniziano i rumori inspiegabili. Le interferenze. I sospetti. Il confine tra realtà e paranoia si assottiglia, e l’appartamento tanto agognato si trasforma lentamente in una trappola mentale.
In questo film – molto ‘coreano’ ma molto universale – le mura domestiche diventano gabbie. La tensione è fatta di sudorazione, occhi sbarrati, insonnia e silenzi pesanti. La fotografia opprimente e il sound design chirurgico fanno da amplificatori sensoriali. Un intimo, claustrofobico e ansiogeno, dove l’ordinario si carica di minaccia.
Ma torniamo al titolo: perché 84? Perché 84 m² è la misura standard dell’abitazione media sudcoreana. E nel film viene detto chiaramente: per comprare un appartamento di quella metratura a Seul servono un miliardo di won. Ossia circa 670.000 euro. Fatti due conti, si tratta di quasi 8.000 euro al metro quadrato. Non sembra così lontano dalla Milano di domani (o di oggi?).
“84 m²” contiene almeno tre film in uno:
– un thriller psicologico sul rumore e la convivenza forzata nelle “gabbie verticali” (senza bosco…);
– un dramma sociale sulla precarietà abitativa, tra sogni, rate e fallimenti;
– e un noir nascosto, che sussurra il potere del sistema e l’illusione di poterlo sfidare.
Un film disturbante, e anche un po’ fastidioso nella consueta (per i ‘coreani’) parte finale sanguinolenta. Ma comunque un film interessante.
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E allora: quanto è davvero distante la Corea del Sud dall’Occidente?
2050. Milano. Corea del Sud.
***
© Gianluca Sposito
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