
Vi fa ridere quello che potrebbe essere il titolo, opportunamente rivisitato, di un classico? In realtà, c’è poco da ridere con il “follemente corretto”, che è la scia esasperata e demenziale del “politicamente corretto”.
Niente si salva: dalla letteratura al cinema, dal giornalismo all’educazione. E cominciano ad affastellarsi interventi, correzioni, indicazioni che portano ad un colossale magma di paradossi, che, a mio avviso, potrebbe presto travolgere quel che resta dell’intelligenza umana.
Di questo avviso è anche Luca Ricolfi, sociologo e politologo, da ieri in libreria con “Il follemente corretto” (La Nave di Teseo): “C’è un abisso che separa coloro che fanno i conti ogni giorno con le difficoltà della vita, e coloro che si possono permettere di baloccarsi con problemi come i pronomi, le desinenze, l’asterisco, l’identità di genere, la sessualità più o meno polimorfa (…) Il linguaggio politicamente corretto, specie se usato nei confronti di qualcuno che parla e scrive in modo naturale (non artificioso), funziona come una forma di bullismo etico, un modo per segnalare la propria sensibilità morale, o la propria superiore virtù”.
Il rischio di cadere nel revisionismo (basato, poi, su quale superiorità?) c’è tutto, e lo sarà sempre di più se avremo anche degli algoritmi addestrati a ‘rivedere’ e a ‘rispettare’.
Il rispetto del prossimo è doveroso, ma non può passare attraverso forme di cancellazione o di limitazione della storia e del pensiero. E, questo, non è affatto un discorso puramente teorico, e non vale solo per il passato: il “follemente corretto” è già da tempo tra noi, perché già da tempo limita le manifestazioni del pensiero in tutte le sue forme, anche letterarie e cinematografiche. È come un freno a mano sempre tirato, soprattutto in campo artistico.
E così facendo, presto, a scomparire sarà proprio Biancaneve.
***
“Le regole del discorso perfetto. Strumenti e suggerimenti per una comunicazione efficace”, Intra, ristampa 2023


No AI Text – Testo realizzato senza l’ausilio di Intelligenza Artificiale / AI text generator
Articolo visibile anche su: LinkedIn, Facebook
© Gianluca Sposito